Guardiamo insieme la TV

La strategia più efficace e realistica che un genitore può mettere in atto è quella della co-visione, ovvero la fruizione televisiva del bambino/ragazzo in presenza dei genitori. Oggi peraltro la moltiplicazione dei canali attraverso i quali i giovani possono essere esposti ai messaggi, come il web e gli smartphone, rende problematico trovare un momento di incontro per una fruizione condivisa e non tutti i genitori hanno tempo a sufficienza da dedicare al controllo della fruizione televisiva. La co-visione potrebbe stimolare un atteggiamento critico basato sulla comprensione, decodifica e interpretazione dei messaggi pubblicitari e più in generale dei programmi televisivi. Innanzitutto, mettendo in evidenza che dietro qualsiasi programma televisivo esiste un solo tipo di obiettivo: il profitto economico. E in questo risiede la consapevolezza acquisita che la TV non è una forma di intrattenimento gratuita. Inoltre è importante far capire ai propri figli lo stacco che si pone tra un programma e uno spot, in quanto spesso i bambini concepiscono lo spot come parte integrante del programma in cui sono inseriti. In un secondo momento sarà possibile focalizzare l’attenzione sulla spiegazione del meccanismo della pubblicità, prima sugli aspetti formali per poi passare al legame tra lo spot e il prodotto pubblicizzato. È fondamentale spiegare ai ragazzi come viene costruito un annuncio o uno spot pubblicitario, a partire dalla scomposizione degli elementi costitutivi (concept, headline, logo, visual ecc.), per mostrare come ognuno di questi sia funzionale a ottenere una determinata risposta dallo spettatore; poi è importante abituarli a distinguere la realtà dalla finzione (le immagini proposte sono quasi sempre adulterate nei colori e nelle forme); saper riconoscere anche la valenza affettiva/sentimentale che si vuole accompagnare a un prodotto, come ad esempio l’idea di famiglia, di casa, di protezione, di successo sociale, che ovviamente non possono essere “venduti” insieme a una merendina o a un pacchetto di patatine; scorporare quindi la carica emotiva che spesso viene associata ai prodotti alimentari in un ambito, se vogliamo, molto creativo che cattura l’attenzione, crea interesse e si fissa nella memoria. Ad esempio si può invitare il ragazzo a riflettere sul fatto che i prodotti vengono volutamente affiancati a persone particolarmente attraenti e a scenari da sogno per indurre e persuadere all’acquisto. Provate a riflettere con vostro/a figlio/a se una pubblicità che associa gli stessi prodotti a persone poco attraenti o a scenari decisamente poco invitanti avrebbe lo stesso effetto. A che cosa è dovuto il successo: alla qualità e funzionalità del prodotto oppure ad un’abile e ben studiata presentazione? Che differenza c’è fra informazione e persuasione? In questo modo il ragazzo inizierà a comprendere e razionalizzare il comportamento d’acquisto e in particolare a – verificare la qualità del prodotto; – confrontare la qualità e il prezzo del prodotto con altri prodotti dello stesso tipo; – verificare come il prezzo cambi in rapporto ai punti vendita; – leggere le etichette e le informazioni scritte su buste e scatole; – andare oltre le impressioni puntando sugli aspetti concreti e funzionali del prodotto.