L’influenza dei media
Alcuni anni fa una ricerca dell’Eurisko sui bambini tra i 2 e gli 11 anni, ha evidenziato come in famiglia, molte delle decisioni di acquisto anche in campo alimentare vengano prese direttamente su indicazione dei bambini. Sono loro a decidere cosa mangiare, quando e cosa acquistare al supermercato. Un’altra indagine (Sodexho) non solo conferma questa tendenza, ma mette questi dati a confronto con il passato: se nel 1960 solo il 24% dei bambini sceglieva cosa mangiare e nel 1980 la percentuale arrivava al 53%, il dato attuale è che ben l’86% dei bambini decide cosa mangiare. Ciò in campo significa che i bambini hanno assunto il ruolo di consumatori-guida e che quindi sono il bersaglio di spot a loro dedicati.
A tale proposito, la Società Italiana di Pediatria ha svolto un’indagine i cui risultati sono stati presentati al “Consensus Nazionale sull’obesità infantile” (2006). Se un bambino guardasse per 2 ore al giorno un network nazionale nella fascia oraria compresa tra le 15 e le 18, durante la quale sono trasmessi programmi specifici per lui, sarebbe sottoposto in un anno a 31.500 spot pubblicitari, di cui ben 5.500 di alimenti (snack dolci e salati, bibite, biscotti, merendine ecc.). Ciò deve fare riflettere sul ruolo che la pubblicità ha nel condizionare i desideri, i modelli, i gusti e le abitudini alimentari dei ragazzi. Per di più esiste un ulteriore grave pericolo: la possibilità di atteggiamenti di disistima e di inadeguatezza nei ragazzi a cui vengono proposti come modello i protagonisti degli spot, sempre magri, belli e in perfetta forma pur mangiando a volontà prodotti ipercalorici.
La pubblicità è certamente una componente essenziale della società contemporanea e contribuisce in modo determinante al funzionamento delle attività economiche ma anche all’evoluzione della mentalità, dei costumi e degli stili di vita. Per pubblicità, secondo la legge italiana, si intende qualsiasi forma di messaggio diffuso, in qualsiasi modo, nell’esercizio di un’attività commerciale, industriale, artigianale o professionale allo scopo di promuovere il trasferimento di beni mobili o immobili, la prestazione di opere o di servizi oppure la costituzione o il trasferimento di diritti ed obblighi su di essi. Di fatto oggi la pubblicità è la manifestazione della comunicazione per eccellenza e rappresenta una presenza sempre più incisiva e determinante nelle strategie delle aziende e nelle decisioni che i consumatori prendono. Per raggiungere gli obiettivi delle aziende, il messaggio pubblicitario deve avere determinate caratteristiche; deve colpire o coinvolgere l’utente con qualcosa di curioso e accattivante, enfatizzando l’effetto sorpresa, il senso di novità e di originalità del prodotto. Ogni messaggio pubblicitario propone non solo un prodotto, ma anche dei modelli desiderabili. Il contesto, le ambientazioni e i protagonisti sono generalmente presentati in una luce positiva. I modelli proposti hanno un effetto altamente attrattivo, poiché si legano a comportamenti altamente diffusi e condivisi.
La pubblicità ha il grande potere di influenzare non solo i bambini, ma anche le loro famiglie e gli adulti che saranno in futuro, facendo spesso promesse difficili da mantenere. Pertanto è importante insegnare ai ragazzi a decodificare le pubblicità e illustrare le tecniche di marketing utilizzate dalle aziende per vendere i loro prodotti. Sviluppare la capacità di saper comprendere i messaggi diffusi dai media è fondamentale per difendersi dalla pubblicità e questa capacità prende il nome di media literacy, ovvero la capacità di accedere, analizzare, costruire e valutare i messaggi dei media in tutte le loro forme.