La scuola e il tema delle disuguaglianze sociali
Le disuguaglianze sociali comportano importanti ripercussioni sulla salute. È stato osservato che le comunità più a rischio di malattia spesso sono anche quelle che usufruiscono di meno della gamma completa di servizi preventivi. Le condizioni socio-economiche, gli aspetti culturali e non da ultimo il livello di istruzione incidono fortemente sulla consapevolezza e sull’efficacia delle azioni personali e collettive. Le disuguaglianze hanno un peso rilevante nell’aspettativa di vita e in moltissime patologie croniche e fattori di rischio correlati; ad es. in Inghilterra la differenza fra chi è più povero e chi è più benestante è mediamente di 7 anni, che diventano 17 se anziché della semplice durata della vita si tiene conto solo degli anni vissuti in autonomia, in assenza di disabilità.
Ciò vale fortemente anche per gli stili di vita e la lotta alla sedentarietà. L’emergenza obesità, legata a comportamenti come passare gran parte della giornata seduti e/o mangiare in maniera inadeguata, coinvolge infatti principalmente i gruppi sociali svantaggiati, la sedentarietà è maggiormente presente nelle persone con difficoltà economiche o con basso titolo di studio e anche il sovrappeso presenta lo stesso andamento, sia negli adulti che nei bambini.
Nel rapporto “Health Behaviours in School-aged Children-HBSC” sui ragazzi italiani di 11, 13 e 15 anni è stato rilevato anche che molti giovani con problemi di sovrappeso e obesità sono afflitti di conseguenza anche da scarsa autostima, scadente qualità di vita, uso di sostanze o bullismo.
Il programma interministeriale Guadagnare Salute (DPCM 4.5.2007) sottolinea fortemente la necessità di garantire l’equità per tutti i cittadini, creando condizioni sociali ed ambientali senza discriminazioni e proteggere le fasce più deboli per età e per condizioni socio-economiche.
Anche i dati relativi alla Regione Lazio (Report Okkio alla Salute 2012) confermano che alla maggiore prevalenza di obesità sono associati determinanti ambientali ben precise: infatti si osserva che «il rischio di obesità diminuisce con il crescere della scolarità della madre, da 15,1% per titolo di scuola elementare o media, a 8,7% per diploma di scuola superiore, a 4,5% per la laurea». Inoltre: «quando almeno uno dei due genitori è in sovrappeso il 25,4% dei bambini risulta in sovrappeso e il 9,4% obeso. Quando almeno un genitore è obeso il 24.6% dei bambini è in sovrappeso e il 22,9% obeso».
Probabilmente il rilievo più allarmante è la mancata percezione dello stato di sovrappeso/obesità dei bambini da parte delle madri: nella regione Lazio «ben il 48,3% delle madri di bambini sovrappeso e il 9,6% delle madri di bambini obesi ritiene che il proprio bambino sia normopeso o sottopeso».